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Come agisce l'Osteopatia

“L’osteopatia è una scienza ed un’arte nelle mani di una persona intelligente esperta delle leggi della natura in grado di accompagnare un corpo verso una vera trasformazione alla scoperta della propria verticalità”.

Tratto e tradotto da François LAURENT DO. MROF. Terminologie et Principes de l’Osteopathie.

L’osteopatia non è riducibile a “semplici ed abili manipolazioni”: lavora per recuperare la mobilità ridotta o perturbata dei vari tessuti (ossa, muscoli, nervi, legamenti, tendini, fasce, liquidi…), in modo che il movimento liberato permetta la ricomparsa della vitalità dei tessuti.

Il sintomo di cui soffre il paziente è spesso la manifestazione della difficoltà di uno o più sistemi, che fino a quel momento avevano funzionato apparentemente senzaproblemi.

Ogni avvenimento, sia essa fisico o psicologico, richiede una serie di compensazioni, che l’organismo cerca di gestire al meglio.

Ognuno di noi, nel proprio corpo, ha una “soglia di compensazione”, vale a dire un livello limite di capacità di adattamento.

Quando questo limite viene superato, come "la goccia che fa traboccare il vaso", il sintomo, la malattia, il dolore compaiono, spesso senza apparente causa scatenante. Spesso si sente dire “ non ho fatto niente, e all’improvviso mi è venuto questo dolore”. In realtà il cammino che il corpo fa, prima che compaia il blocco, la patologia etc, è sicuramente molto lungo e lungo questo cammino, il corpo ci invia tanti segnali: piccoli dolori o fastidi che si tralasciano, oppure che cerchiamo di "nascondere" con farmaci etc. In realtà se prendessimo un pò di tempo per comprendere cosa ci sta accadendo e ci ascoltassimo un pò di più, ci eviteremmo tante volte di incappare in disagi molto più grandi…

Il lavoro dell'osteopata consiste nel "svuotare il vaso che trabocca", in modo che il corpo sia nuovamente in grado di compensare autonomamente.

Questa è la ragione per la quale alle volte sono necessarie più sedute prima di ottenere un risultato: se la soglia è stata debordata di molto, “se si è tirato troppo la corda” è necessario del tempo affinché il corpo sia nuovamente in grado di recuperare il proprio equilibrio.

Esempi:

A) Un paziente viene in ambulatorio per una lombalgia (dolore lombare).

Durante il colloquio iniziale col paziente emerge che molto tempo prima ha subito una distorsione di caviglia, non trattata.

Una distorsione non trattata o trattata in modo non sufficiente può essere responsabile di una perdita di mobilità di una o più articolazioni del piede. Ginocchio, anca, bacino compensano questo disequilibrio senza che compaiano sintomi evidenti, per un certo periodo. Ma con il tempo la colonna lombare è obbligata a compensare a sua volta. Supponiamo che la colonna abbia già qualche difficoltà (ad esempio un disco intervertebrale usurato), e che il suo equilibrio meccanico sia per questo già perturbato. A quel punto le sarà difficile sopportare il disequilibrio aggiuntivo. Quindi nel breve o lungo periodo si creerà un blocco, irritazione, infiammazione e dolore.

In questi casi è necessario ritrovare l’equilibrio meccanico a livello del piede, dove si trova la lesione primaria, per trattare successivamente anche la zona del dolore (sintomo) compare, lesione secondaria.

B) Una paziente viene in ambulatorio per una lombalgia improvvisa, apparentemente senza ragione scatenante.

Durante il colloquio emerge che molti anni prima la paziente ha partorito con il cesareo. In seguito al cesareo non ha ricevuto alcuna rieducazione specifica.

La cicatrice comporta una perdita elasticità (fibrosi) e quindi di mobilità a carico dei tessuti e organi coinvolti della parete addominale. Le tensioni e le aderenze che si vengono a creare determinano uno stato di minor resistenza meccanica e quindi di maggior fragilità della parete addominale anteriore. La postura viene perturbata e l'inefficienza muscolare e fasciale anteriore si "scaricherà" attraverso le stesse fasce e muscoli, sulle strutture circostanti: bacino, colonna vertebrale, diaframmi (pelvico, toracico…). Fino a quando il corpo è in grado di trovare compensi alle alterazioni presenti, non si percepiranno particolari dolori, o magari potrebbero essere “migranti” e per questo più sopportabili. Fino al momento in cui, esaurite le capacità di adattamento del corpo, magari in un momento di particolare stanchezza, il più piccolo movimento, il sollevamento di un piccolo peso, possono comportare il blocco della colonna, con forte dolore e impotenza funzionale. Quando “il vaso è traboccato”, la paziente prende appuntamento con l’osteopata.

In entrambi questi casi, trattare solo la colonna con una manipolazione (di qualsiasi tipo essa sia) non è sufficiente: il/la paziente troverà sollievo momentaneo, ma la correzione non durerà a lungo nella maggior parte dei casi. Questo tipo di approccio identificherebbe un trattamento puramente sintomatico.

L’osteopata si cura di andare a ricercare i legami tissutali (catene disfunzionali) fra tutte le strutture del corpo coinvolte nella comparsa del sintomo per ridurre la sintomatologia dolorosa e consentire una miglior omeostasi o buon equilibrio corporeo.

L’osteopata agisce sulla liberazione delle aderenze, della cicatrice, sul recupero dell’elasticità dei tessuti, sul ripristino di una corretta vascolarizzazione (la regola dell’arteria è suprema) e di un efficiente drenaggio dei tessuti, sulla liberazione di eventuali compressioni dei nervi garantendo una miglior circolazione dell’informazione neurologica...

Gli esempi sopra discussi sono illustrativi e possono servire per comprendere meglio i meccanismi di compensazione corporei e dei disturbi correlati a cui l’osteopata nella sua valutazione fa molta attenzione.

E ' ovvio che tutti i mal di schiena non sono dovuti alle sequele di distorsioni di caviglia o cesarei, così come ogni sintomo ha cause che vanno ricercate di volta in volta fra i tessuti. 

E’ importante ricordare che ogni caso è diverso, anche se il sintomo è lo stesso.

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