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Il movimento,

la prima manifestazione della vita*

Della vita possiamo studiare le manifestazioni, una delle quali è il movimento.

Esistono due tipi fondamentali di movimenti: volontari e involontari.

I movimenti volontari

come suggerisce il nome, sono il risultato di una volontà di agire.

Nel corpo umano si fa riferimento essenzialmente ai movimenti muscolo-scheletrici (articolari).

I movimenti involontari

sono quelli che si verificano indipendentemente dalla volontà.

Una grande quantità di movimenti del corpo sono involontari. Siccome permettono lo svolgimento delle funzioni corporee, sono direttamente correlati alla vita.

Tra i più noti vi sono il battito cardiaco, i movimenti peristaltici, contrazioni dello stomaco per mescolare il cibo, ecc.

... E misti .. che sono di natura involontaria, ma possono essere controllati, come i movimenti della

respirazione, di solito involontaria, ma in cui il controllo volontario è possibile.

I macro e micro

Tra i movimenti volontari e involontari l’osteopata individua altre due categorie: i macro e micromovimenti. I movimenti appena indicati sono di tipo “macro”: ovvero sono sufficientemente ampi per essere facilmente identificati. Ma ve ne sono di più piccoli, che sono molto meno facilmente percepibili, ma che ciò nonostante interessano molto all'osteopata.

Un micro movimento involontario: impulso ritmico tissutale

Il primo osteopata ad averlo percepito e studiato è William Sutherland. Si tratta di un movimento alternato di espansione/contrazione molto fine che anima la struttura vivente. Per il fatto che si tratta di un movimento alternato in cui ad una espansione segue una contrazione, si parla di movimento respiratorio primario. E’ definito primario, perché la sua comparsa è stabilita attorno al 5° mese intrauterino, esiste prima quindi della respirazione toracica che ne è secondaria. Non ne si conosce l'origine esatta. Una teoria è quella di ritenerlo la manifestazione degli scambi fondamentali della cellula con il suo ambiente.

Questo movimento caratterizza ogni struttura vivente, quindi anche tutta la nostra struttura corporea. Il nostro sistema corporeo è animato da un movimento alternato di espansione/retrazione, di un’ampiezza di pochi micron, che non è percepibile o visibile nella vita quotidiana, ma che alcuni dispositivi altamente specializzati permettono di rivelare e rilevare. Anche la mano allenata di un osteopata può giungere a percepire questi micromovimenti e utilizzarli. Se si accetta che questo movimento testimoni gli scambi fondamentali presenti in una struttura vivente, la sua qualità (la sua ampiezza e ritmo) darà informazioni precise sulla vitalità della struttura che la mano sta analizzando.

Un micro movimento volontario : l'articolazione del ginocchio

Lo studio preciso della meccanica del ginocchio ci fornisce un interessante esempio dei micro movimenti, essenziali per la funzione globale o macro movimento di un’articolazione. I macro movimenti di un ginocchio sono la flessione, in cui il piede si avvicina ai glutei, e l'estensione in cui si verifica il contrario. Ma se guardiamo più in dettaglio la configurazione anatomica del ginocchio, alcuni dettagli saltano agli occhi.

Nell’esaminare l'estremità inferiore del femore e l'estremità superiore della tibia, che costituiscono l'articolazione del ginocchio, troviamo che non hanno la stessa forma. L'estremità inferiore del femore si presenta come due ruote parallele (chiamate condili), mentre l'estremità superiore della tibia si presenta come un piano (piatto tibiale). Espandendo la lunghezza dei condili femorali, ci si rende conto che essa è molto più grande del piatto tibiale. Che cosa succede allora durante la flessione del ginocchio? Il femore rotola e scivola sul piatto tibiale. Così, durante la flessione (grande movimento), la tibia avanza sotto al femore (movimento minore).

Ma non è tutto. Esaminando l'articolazione sul piano frontale, vediamo che le due ruote (condili) del femore non hanno lo stesso diametro. Il condilo interno è più grande del condilo esterno.

Ne risulta che durante la flessione, la tibia avanza sul femore, e in specifico un lato avanza più dell’altro, determinando la rotazione della tibia sul suo asse lungo, ciò che porta il piede verso l'esterno.

Così, affinché un grande/macro movimento (qui la flessione) possa verificarsi normalmente, bisogna che due movimenti minori (scivolamento e rotazione della tibia sul femore) siano presenti.

Due movimenti minori determinano il corretto svolgimento di un grande movimento. Tutte le articolazioni del corpo hanno caratteristiche simili.

Meccanico delle piccole cose ..

L'interesse dell’osteopata ai movimenti del corpo lo rende un meccanico. Può

essere un micro o un macro meccanico, ma tendenzialmente sarà il micro movimento ad interessarlo particolarmente. L’osteopata è a conoscenza che dalla presenza e qualità del micro movimento dipende in larga misura il macro movimento. Anche Still diceva:

"Bisogna esplorare tutto con cura, mai rinunciare fino a quando la causa non viene scoperta e utilizzare ciò che la mano della natura ha riposto nelle proprie opere; mai trascurare le piccole cose perché spesso contengono preziose gemme. " A. T. Still, Philosophie de l’ostéopathie.

* Tratto e tradotto da Pierre Tricot. 2003. Les fondements de l’Osteopathie.

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